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Lorenzo Capaldo, presidente del Tartini

Convegno sulle minoranze linguistiche in rapporto all’alta formazione musicale mercoledì 6 luglio al Conservatorio Tartini di Trieste

Il Conservatorio Giuseppe Tartini di Trieste riflette sul rapporto dell’Alta formazione musicale con le minoranze linguistiche: è in programma mercoledì 6 luglio, alle 10.30 nella Sala Tartini di via Ghega 12 il Convegno sul tema ”Le Istituzioni di Alta Formazione Artistica e Musicale tra istanze di autonomia e vincoli centralistici. Il delicato rapporto con le diverse comunità linguistiche: la scelta inclusiva del Conservatorio Tartini di Trieste”. «Si tratta – spiega il presidente del Tartini, Lorenzo Capaldo – di una riflessione doverosa in un momento specifico per l’evoluzione del Conservatorio di Trieste. Al termine di un triennio “costituente” vogliamo presentare alla cittadinanza le modifiche introdotte nell’ordinamento interno del Conservatorio, insieme alla scelta “inclusiva”che il Tartini ha avviato per evidenziare il legame rafforzato con le comunità linguistiche che insistono sul territorio di riferimento. Il Convegno ci permetterà anche di riflettere sulle questioni ancora aperte, quali la piena attuazione della legge n.38 del febbraio 2001, dedicata alle Norme per la tutela della minoranza linguistica slovena della Regione Friuli – Venezia Giulia”.
Il Convegno prevede alle 10.30 il saluto delle Autorità, e a seguire l’intervento introduttivo del Presidente del Tartini Lorenzo Capaldo sul tema “Nuovi strumenti per un Conservatorio, coeso, inclusivo e competitive”. Quindi l’accademico Andrea Crismani, Ordinario di Diritto Amministrativo all’Università di Trieste, relazionerà su “Indirizzo amministrativo e gestione nelle Istituzioni AFAM”.  A seguire il direttore del Conservatorio Sandro Torlontano interverrà sul tema “Il Centro Studi Musicali Sloveno”. Info e prenotazioni del proprio posto in sala presso Conservatorio Tartini, T. +39 040 6724911 – conts.it

La normativa statale in materia di conservatori non ha mai avuto una piena attuazione: la riforma dei primi anni Duemila è rimasta incompiuta, disegnando istituzioni sospese tra spinte autonomistiche anche accentuate e un centralismo amministrativo che rischia di vanificarle. «Ad esempio – spiega ancora il Presidente Capaldo – nel caso del Tartini, il formidabile sviluppo della sua azione internazionale, che ha portato il Conservatorio ad aderire ai migliori networks accademici, trova forti limiti nel tessuto ordinamentale, che, modellato su schemi standardizzati, rischia di rallentare, se non di impedire, virtuosi processi di integrazione. Le lacune normative, inoltre, consegnano istituzioni non del tutto definite nel loro assetto organizzativo: nel caso del reclutamento del personale ancora si ricorre alle regole del mondo della scuola. Una situazione che appare sempre meno tollerabile, specie quando si misura con alcune anacronistiche rigidità sul piano della gestione delle risorse finanziarie, che limitano fortemente la premialità, o nella disciplina del rapporto di lavoro. La strada che separa i Conservatori dall’autonomia delle Università è quindi ancora molto lunga, per questo la scelta del Tartini è stata di precedere il legislatore, utilizzando tutti i margini di autonomia già esistenti. Si è così pensato di rivedere lo Statuto, conferendogli un’”anima” che lo connotasse quale documento fondativo di una specificità linguistica e culturale propria della città di Trieste e dell’intera regione, abbandonando la stereotipata formulazione precedente. In parallelo è stato approvato, dopo circa un ventennio, un regolamento generale, adeguando la struttura all’evoluzione della normativa in materia di pubbliche amministrazioni. I Conservatori non sono tutti uguali: sono portatori di diversificate istanze del territorio e di peculiari vocazioni culturali e artistiche, che esigono risposte adeguate e flessibili».