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Coronavirus, Confindustria Udine in campo per le imprese

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UDINE – “Le nostre aziende con sede in Cina hanno interrotto la produzione. Al momento, ogni attività è sostanzialmente paralizzata con effetti pesanti su due aspetti principali: la produzione di semi lavorati che poi tornano in Italia e di prodotti direttamente destinati a quel mercato di sbocco. Se il blocco di produzione dovesse prolungarsi ancora gli effetti sarebbero sicuramente importanti, pur impossibili da quantificare al momento. Confindustria Udine ha costituito un gruppo di lavoro composto da tre funzionari che è in stretto contatto con la task force di Confindustria nazionale, per supportare e assistere le aziende operanti con la Cina, che si trovano ad affrontare difficoltà logistiche, di gestione delle risorse e di approvvigionamenti della merce. Va fatto tutto il possibile per garantire la piena operatività delle imprese per fronteggiare l’emergenza e favorire il ritorno ad una situazione di normalità e di piena cooperazione nel più breve tempo possibile. Se sarà necessario, Confindustria chiederà anche l’attivazione di incentivi e ammortizzatori per le aziende coinvolte”.

La presidente di Confindustria Udine, Anna Mareschi Danieli (nella foto), non nasconde la preoccupazione degli industriali friulani per l’emergenza coronavirus, che sta rapidamente contagiando l’economia 2020 anche a livello locale.

Sul fronte degli interscambi, la Cina per il FVG rappresenta il 10° partner per valore di beni esportati e il 3 per cento circa del totale esportato nel mondo. Nei primi nove mesi del 2019, secondo le elaborazioni dell’Ufficio Studi di Confindustria Udine, le esportazioni del FVG in Cina, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, sono aumentate del +19,3%, passando da 260 a 310 milioni di euro. Le importazioni sono calate del -0,4%, attestandosi a 440 milioni di euro. In aumento, nei primi nove mesi del 2019, anche le esportazioni di beni della Provincia di Udine in Cina (7° partner commerciale): +35,2%, da 102 a 138 milioni di euro (macchinari +53,6%, da 65 a 99 milioni di euro). Le importazioni sono calate del -7%, da 116 a 108 milioni di euro.

“Pur essendo un mercato in crescita e un mercato molto importante per tante aziende – sottolinea Anna Mareschi Danieli -, in termini assoluti non rappresenta un volume d’affari paragonabile a quello che intercorre con altri Paesi, ad esempio Germania, Usa e Francia. C’è, però, un altro aspetto da considerare. La nostra manifattura è strettamente legata, nelle catene globali di produzione del valore, ad altri Paesi, Germania in primis, visto che la Cina per l’economia tedesca rappresenta il secondo partner extra Ue, che potrebbero scontare a loro volta ripercussioni significative dal rallentamento dell’economia cinese, che gli analisti stimano prudenzialmente in un punto di Pil circa per l’anno in corso. Quanto sta accadendo deve farci riflettere in modo molto approfondito sul fatto che dipendere così tanto da un singolo Paese, soprattutto se questo Paese si chiama Cina, sia diventato un grande problema per noi e per tutta l’economia mondiale. A mio avviso, questo assetto, così com’è, non può più funzionare”.