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Tony Laudadio e Carolina Rosi in "Ditegli sempre di sì" (foto di Filippo Manzini)

“Ditegli sempre di sì”, la commedia di Eduardo con Carolina Rosi e Tony Laudadio, e la regia di Roberto Andò, dal 24 al 27 novembre al Teatro Bobbio di Trieste

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Basata su un perfetto equilibrio tra comico e tragico, divertente e vivace ma punteggiata anche da serie riflessioni sul labile confine tra salute e malattia mentale, “Ditegli sempre di sì” è forse una delle commedie meno note di Eduardo. A riportarla in scena, dal 24 al 27 novembre al Teatro Orazio Bobbio (repliche serali 20.30, domenica alle 16.30), nel cartellone della Stagione 2022/2023 del Teatro La Contrada, è il regista Roberto Andò con la produzione di Elledieffe – La Compagnia di Teatro di Luca De Filippo diretta da Carolina Rosi, protagonista anche in scena insieme a Tony Laudadio e con Nicola Di Pinto.

“Ditegli sempre di sì è uno dei primi testi di Eduardo De Filippo (una prima stesura è del 1925) ed è il primo in assoluto in cui il grande drammaturgo affronta il tema della follia. Un’opera vivace e molto divertente, tra le più fortunate seppure tra le meno note del repertorio eduardiano, il cui protagonista Michele Murri (interpretato da Tony Laudadio) è un pazzo metodico con la mania della perfezione.

Roberto Andò (regista anche per la lirica e il cinema: proprio in queste settimane è nelle sale cinematografiche col film “La stranezza” su Luigi Pirandello), è alla sua prima esperienza con la scrittura di Eduardo. Lo spettacolo è applaudito da pubblico e critica dal 2019, ma quella che arriva al Teatro Bobbio è una terza nuova edizione che Andò ha firmato con un allestimento attualissimo.

«Un successo imprevedibile per i tempi che abbiamo vissuto e che stiamo tuttora vivendo», sottolinea Carolina Rosi, figlia del grande regista Francesco Rosi del quale ricorre, proprio quest’anno, il centenario dalla nascita. «Unire una compagnia così numerosa, che tra attori e tecnici sposta più di venti persone, e affrontare questo particolare testo di Eduardo è stato certamente rischioso ma la risposta del pubblico, così forte e coesa, ci ha molto gratificato. Questo ci ha sostenuto nella decisione di affrontarne una nuova edizione».

«Il luogo dove siamo convocati», sottolinea il regista, «è il tipico interno piccolo-borghese di Eduardo, il salottino, e subito diviene lo specchio scheggiato della follia del protagonista, l’antro in cui la sua mente può elaborare, manipolare, e distorcere, i ragionamenti e i sofismi di chi gli viene a tiro, scardinandone la fragilità e la vanità».

In Ditegli sempre di sì” la pazzia di Michele Murri è vera, infatti è stato per un anno in manicomio e solo la fiducia di uno psichiatra ottimista gli ha permesso di ritornare alla vita normale. Michele è un pazzo tranquillo, socievole, cortese, all’apparenza l’uomo più normale del mondo, ma in verità la sua follia è più sottile perché consiste essenzialmente nel confondere i suoi desideri con la realtà che lo circonda; eccede in ragionevolezza, prende tutto alla lettera, ignora l’uso della metafora, puntualizza e spinge ogni cosa all’estremo. Tornato a casa dalla sorella Teresa (Carolina Rosi) si trova a fare i conti con un mondo assai diverso dagli schemi secondo i quali è stato rieducato in manicomio.

Grandi interpreti di più generazioni si uniscono ai protagonisti Carolina Rosi e Tony Laudadio, completando un cast che accoglie Andrea Cioffi, Antonio D’Avino, Federica Altamura, Vincenzo Castellone, Nicola Di Pinto, Paola Fulciniti, Viola Forestiero, Vincenzo D’Amato, Gianni Cannavacciuolo, Boris De Paola, qui citati secondo l’ordine di locandina stabilito dal grande Eduardo. Le scene e le luci sono di Gianni Carluccio, i costumi di Francesca Livia Sartori.

Ditegli sempre di sì
di Eduardo De Filippo
regia Roberto Andò
con Carolina Rosi e Tony Laudadio
e con Nicola Di Pinto
24 – 27 novembre 2022
Repliche serali 20.30, domenica alle 16.30

NOTE DI REGIA di Roberto Andò

È con grande emozione che mi accosto alla regia di un testo di Eduardo, raddoppiata dall’onore di dirigere la compagnia intestata a un grande amico e straordinario interprete: Luca De Filippo. Ditegli sempre di sì è una commedia in bilico tra la pochade e un vago pirandellismo, un congegno bizzarro in cui Eduardo si applica a variare il tema della normalità e della follia, consegnando al personaggio di Michele Murri, il protagonista, i tratti araldici della sua magistrale leggerezza.
L’intreccio è di una semplicità disarmante e si direbbe che l’autore si sia programmaticamente nascosto dietro la sua evanescenza per dissimulare l’inquietudine, e la profondità, che vi stava insinuando. Come se ne avesse pudore, o paura.
Ecco la storia: un pazzo, erroneamente congedato come guarito dal manicomio che lo ha ospitato, torna a casa dalla sorella Teresa e inizia, lucidamente, furiosamente, a sperimentare, e stravolgere, gli effetti della cosiddetta normalità. Il luogo dove siamo convocati è il tipico interno piccolo-borghese di Eduardo, il salottino, e subito diviene lo specchio scheggiato della follia del protagonista, l’antro in cui la sua mente può elaborare, manipolare, e distorcere, i ragionamenti e i sofismi di chi gli viene a tiro, scardinandone la fragilità e la vanità.
Sarebbe facile dire che Michele Murri ci è vicino, e affermare che il suo continuo attentare alla logica, il suo modo di vigilare sullo sguardo degli altri, il suo deviare continuo dal senso delle parole e delle intenzioni, assumendone la letteralità, è un filtro che, prima o poi, ognuno di noi ha temuto o desiderato. Come sarebbe anche facile dire che Michele, come ogni pazzo che si rispetti, è un forsennato contestatore della vita e del suo senso.
La prima versione della commedia risale al 1925 e dunque è la prima volta che in un lavoro di Eduardo compare la follia. Nonostante il grande successo tributatole negli anni della compagnia Scarpetta e poi nelle stagioni del Teatro Umoristico, come altre commedie dei “giorni pari”, Ditegli sempre di sì a un certo punto venne messa da parte. Probabilmente, per attenuare, dopo la separazione artistica dei due fratelli De Filippo, il ricordo dell’interpretazione di Peppino nei panni di Luigi Strada, il personaggio dell’attore, lo studente pazzo di teatro. Come il Bernhard di Minetti, anche Eduardo crede infatti che il rapporto tra l’attore e la pazzia sia consustanziale all’arte drammatica. È da notare come, pur facendo molto ridere, a partire da certi anni, “Ditegli sempre di sì” sia stata sempre definita una “commedia dolorosa”.
Frutto di successive elaborazioni, e per un certo tempo, nel suo derivare dalla farsa scarpettiana, lasciata aperta all’improvvisazione, Eduardo provvide a darne una versione definitiva e italianizzata in occasione della sua regia televisiva del 1962, in cui, a mio parere, rivestendo ancora una volta i panni del protagonista, si produsse in una delle sue più grandi interpretazioni.
Il tema della pazzia ha sempre offerto spunti comici o farseschi, ma di solito è giocato a rovescio, con un sano che si finge pazzo. Invece, in Ditegli sempre di sì il protagonista è realmente pazzo, da cui il dolore, e il senso di minaccia che pervadono l’opera.
Tra porte che si aprono e si chiudono, equivoci, fraintendimenti, menzogne, illusioni, bovarismi, lo spettatore si ritrova in un clima sospeso tra la surrealtà di Achille Campanile e un Pirandello finalmente privato della sua filosofia, irresistibilmente proiettato nel pastiche.
Via via che si avvicina al finale, il fantasma delle apparenze assume in Ditegli sempre di sì un andamento beffardo, sino a sfiorare, nel brio del suo ambiguo e iperbolico disincanto, una forma spiazzante, la stessa che, anni dopo, il genio di Thomas Bernhard riassumerà in una scarna, e micidiale, domanda: “È una commedia? È una tragedia?”

UNA NOTA di Carolina Rosi

Sono particolarmente legata a questa commedia di Eduardo, per tanti motivi. A partire dal testo che, nella fresca maschera della sua cadenza farsesca, suggerisce serie riflessioni sul confine estremamente precario che erigiamo tra i concetti di equilibrio e di malattia mentale. Trovo inoltre irresistibile, per il tempo in cui fu scritta, la sottile ironia che Eduardo dissemina tra le righe, audace critica indirizzata ad un regime al quale era obbligo “dire sempre di si”.
Ad emozionarmi, e più di ogni altra cosa, sono però i sentimenti che questo titolo eduardiano riesce ad evocare, legati alla meravigliosa esperienza di vita vissuta con Luca.
Nella sua carriera ha sempre lavorato con Eduardo, fino al 1982, quando per le recite proprio di “Ditegli sempre di sì” per il Teatro Goldoni di Venezia, il Maestro gli affida il ruolo da protagonista, il suo ruolo. Era la prima volta, dopo tanti anni, che Luca avrebbe recitato Eduardo senza averlo accanto. E poi nel 1998 Luca stesso (ero io la sua aiuto regista) ne curò una sua messa in scena.
E’ chiaro che per la nostra compagnia questo testo ricopre un’importanza che va ben oltre la qualità della scrittura o la soddisfazione di portarlo in scena.
Alla sensibilità ed al rigore del regista Roberto Andò, un grande protagonista della scena nazionale abituato a muoversi tra cinema e teatro, il merito dell’attuale riallestimento che, sin dal suo debutto al Carignano di Torino nel passato ottobre del 2019, ha incontrato un unanime e lusinghiero favore di pubblico e critica. Un’edizione, la terza, che vivrà una nuova e lunga stagione nei teatri di tutt’Italia e che ci consente, come nello spirito che volle imprimere Luca alla nostra Compagnia, di offrire all’occorrenza spazio ed opportunità ai talenti, giovani e non, della scena teatrale italiana.

Biglietti in vendita presso la biglietteria del Teatro (Via del Ghirlandaio, 12 • tel. 040.390613/948471), presso TicketPoint (Corso Italia, 6/c • tel. 040.3498276), sulla App gratuita della Contrada e on line sui siti contrada.it e vivaticket.it.