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Palazzo Torriani, sede di Confindustria Udine

Export della provincia di Udine, +3% nel 2019

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UDINE – Le esportazioni della provincia di Udine nel 2019 sono cresciute in media d’anno del +3% (da 6.036 a 6.215 milioni di euro). Un aumento in misura inferiore rispetto al 2018, +10,4%, a seguito del calo registrato nel quarto trimetre, -5,7%.

Nel dettaglio, l’export udinese – secondo le elaborazioni dell’Ufficio studi di Confindustria su dati Istat – dopo aver registrato un aumento medio del +7,8% nel primo semestre 2019 e aver decelerato nel terzo, +2,5%, ha subito una decisa battuta d’arresto nel quarto, -5,7%.

La media annua del 2019 delle esportazioni della Provincia di Udine si è, comunque, mantenuta superiore a quella segnata nel Nord Est e in Italia (entrambe +2,3%). Il valore complessivo delle esportazioni, come già nell’anno precedente, è al di sopra di quello pre-crisi (5.861 milioni nel 2008). 

La quota dell’export udinese su quello regionale (in FVG si è registrato un leggero calo nel 2019, -0,8%, imputabile principalmente alla cantieristica -20,9%; senza tale comparto si registra una crescita del +2,4%), si è attestata al 40,4%, superiore a quella delle altre province (Pordenone 25,8%, Trieste 22,9%, Gorizia 10,9%), ed in crescita rispetto al 2018 (38,9%).

La bilancia commerciale udinese si mantiene sempre positiva, pari a 2.764 milioni di euro, in crescita del +18,9% rispetto al 2018, a seguito anche del calo delle importazioni (-7%, da 3.711 a 3.451 milioni di euro).

“Questi dati sono storia – afferma Anna Mareschi Danieli, presidente di Confindustria –. Di fatto, siamo entrati in un’altra era dopo l’emergenza coronavirus e ci arriviamo già in una situazione di rallentamento economico e di debolezza. Per questa ragione non riesco a pensare alla chiusura delle imprese. Sarebbe qualcosa di drammatico. Serve più senso di responsabilità da parte di tutti i cittadini. Tutti dobbiamo osservare in modo rigoroso le disposizioni del Governo. Non c’è altra strada per scongiurare l’adozione di misure più stringenti, che avrebbero conseguenze ancor più disastrose per il nostro futuro. Perché un futuro ci sarà e bisognerà arrivarci in piena salute fisica e, possibilmente, in sufficiente salute economica”.

“Per questo – aggiunge la presidente – oltre alle misure di contenimento sanitario è importante che si faccia presto per adottare anche tutte le misure necessarie a sostenere le imprese. I provvedimenti necessari sono noti. Intanto, siamo alle prese con difficoltà enormi su tutti i fronti, ci chiudono i confini e i nostri competitor internazionali non ci fanno sconti. Tutti gli sforzi che le imprese italiane stanno attuando in queste settimane per continuare a produrre e a non bloccare l’economia, osservando regole ferree per la sicurezza sanitaria, vengono letteralmente distrutti da pseudo-misure di prevenzione strumentali e opportunistiche, come ad esempio il blocco austriaco sul transito autostradale del Brennero. Difficoltà, più o meno pesanti, si segnalano anche ai confini della Slovenia e della Croazia, solo per citare due esempi a noi più prossimi. Prodotti deperibili e freschi non vengono consegnati in tempo e rischiano di essere inutilizzabili. Mancate consegne di manufatti necessari ad alimentare le catene industriali rischiano di far chiudere le imprese. Il blocco dei trasporti italiani verso il nord e l’est Europa sta causando danni incalcolabili per il nostro export e per gli scambi europei. Le nostre imprese rischiano di essere escluse dalle catene produttive europee di numerosi settori industriali e tutto questo non potrà che peggiorare ulteriormente la crisi economica generata dall’emergenza sanitaria. Questa è la situazione. Il nostro Governo si faccia sentire. L’Europa, se c’è, faccia altrettanto”.

Tornando ai dati dell’export provinciale, l’incremento delle vendite all’estero, nonostante la diminuzione dei prodotti della metallurgia (-10,3%, da 1.787 a 1.603 milioni di euro), prodotti in metallo (-4,8%, da 621 a 591 milioni di euro), mobili (-3,5%, da 484 a 467 milioni di euro) ed elettronica e apparecchiature elettriche (-2,3%, da 404 a 394 milioni di euro),  è dipeso dai risultati positivi dei macchinari (+28,8%, da 1.158 a 1.492 milioni di euro), articoli in gomma e materie plastiche (+7,6%, da 236 a 254 milioni di euro) e prodotti chimici (+10,3%, da 173 a 191 milioni di euro). Stazionarie le esportazioni di prodotti alimentari (+0,2%, 261 milioni di euro),  

L’analisi per mercato di sbocco evidenzia che la Germania, primo paese di destinazione dell’export con una quota pari al 15,8% del totale (in calo rispetto al 2018, 17,3%), ha registrato nel 2019 una diminuzione del -5,7%, da 1.044 a 985 milioni di euro. Il rallentamento dell’economia tedesca, dunque, si è già fatto sentire.

Seguono Stati Uniti (+21,6%, da 434 a 528 milioni di euro), Austria (-14,7%), Francia (+3,1%), Spagna (+17,8%) e Regno Unito (-0,9%). In forte aumento le esportazioni in Cina (+34,4%), 7° Paese per destinazione, grazie soprattutto al contributo delle vendite di macchinari.