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Stalla a Campolessi (foto di Graziano Soravito)

L’Ecomuseo propone una mostra itinerante sulle latterie turnarie del Nordest. Prima tappa Peio (TN), poi Valmorel (BL) e Gemona del Friuli

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C’è una parola chiave che spiega più di altre le modalità con cui l’Ecomuseo delle Acque del Gemonese opera per definire e consolidare le sue attività sul territorio. La parola è “interazione”: comporta il coinvolgimento di altre realtà, associative ed economiche, che possono dare maggior peso e qualità ai progetti.
Questo è avvenuto con il programma di sostegno e valorizzazione rivolto alla Latteria turnaria di Campolessi di Gemona, avviato da una quindicina d’anni e poi allargato al Caseificio turnario di Peio nel Trentino e alla Latteria turnaria di Valmorel in Val Belluna (Veneto), e con la concreta possibilità di inserire nella rete un sistema di piccoli caseifici sloveni attivi tra Caporetto e Tolmino.

“Campolessi, Peio e Valmorel sono latterie resistenti ancorate a un modello di caseificazione collettiva per nulla obsoleto, e intendono dimostrarlo, con i loro prodotti ma pure con iniziative finalizzate a far conoscere le filiere di allevatori e casari”, spiega il direttore dell’Ecomuseo Maurizio Tondolo. Lo hanno fatto aderendo alla “Carta dei princìpi delle latterie turnarie”, lo faranno allestendo la mostra itinerante “Latte nostro. Le latterie turnarie del Nordest” dedicata ai protagonisti dei caseifici. È il risultato di una campagna di documentazione promossa dall’Ecomuseo delle Acque e realizzata dal fotografo Graziano Soravito.

La prima tappa della mostra itinerante riguarderà Peio, dove la mostra sarà allestita da domani, 28 luglio, fino a metà settembre con il coinvolgimento del Caseificio turnario di Peio, dell’Associazione locale Fil de Fer, del Comune di Peio, di Slow Food Terre del Noce, dell’Ecomuseo Val di Peio e del Parco Nazionale dello Stelvio. Poi sarà la volta di Valmorel e di Gemona.

Le immagini di questa mostra, promossa dall’Ecomuseo delle Acque del Gemonese, fanno parte di un servizio che il fotografo Graziano Soravito ha dedicato ai casari, agli allevatori e ai malgari delle latterie turnarie di Peio, Campolessi (Comune di Gemona del Friuli, Udine) e Valmorel (Comune di Limana, Belluno).

La documentazione si è poi allargata a un microsistema cooperativo per la lavorazione del latte presente negli alpeggi sloveni del versante meridionale del Monte Nero (comuni di Kobarid/Caporetto e Tolmin/Tolmino). Si tratta di un’esposizione che, partendo da Peio, verrà allestita nei paesi che fanno da cornice alle latterie che ancora adottano il modello turnario, per farlo conoscere e valorizzare. Con gli stesso obiettivi, grazie all’impegno dell’Ecomuseo delle Acque del Gemonese e dell’Ecomuseo della Val di Peio, nel 2018 il regista Michele Trentini aveva realizzato il documentario “Latte nostro”, presentato a Peio e a Gemona.

Analogamente a quanto avveniva per la panificazione con i forni di paese, le latterie turnarie erano un tempo capillarmente diffuse in tutto l’arco alpino, al servizio di un sistema insediativo fortemente radicato anche nelle aree più marginali. Ogni borgo aveva la sua latteria turnaria. Era il modo per poter utilizzare tutto il latte prodotto nella stalla: una parte veniva trattenuta dall’allevatore per il consumo giornaliero della famiglia e una parte portata in latteria per fare il formaggio. La quantità conferita veniva segnata in un libretto, accumulando così un credito in formaggio e burro da riscuotere periodicamente.

Le latterie di Peio, Campolessi e Valmorel, a cui si aggiungerà presto la realtà slovena, si sono messe in rete per resistere sul campo, accreditando il modello della caseificazione collettiva e puntando sulla qualità ed eticità di una filiera peculiare. Hanno aderito a un decalogo, la Carta dei princìpi delle latterie turnarie, che riassume i valori a cui fanno riferimento i protagonisti, benemeriti, di queste filiere.

Lo scopo della Carta è di esporre i princìpi che comprendono tutti i passaggi della filiera, scanditi da un elenco di parole-chiave dirette e comprensibili (sono i dieci capitoli del decalogo): turnazione, alimentazione naturale, benessere animale, latte di qualità, formaggio artigianale, biodiversità e paesaggio, conduzione familiare, economia di relazione, prodotti diversificati, condivisione.