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Mostra “Verde sublime” da sabato 27 giugno a Palazzo Coronini, a Gorizia

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GORIZIA – È dedicata al sentimento del “sublime”, il misterioso e affascinante insieme di sensazioni che è possibile provare solo di fronte a certi grandiosi spettacoli naturali, la nuova mostra della Fondazione Coronini di Gorizia visitabile dal 27 giugno 2020 al 10 gennaio 2021. Articolata tra la sala esposizioni delle Scuderie e la sale del Palazzo di viale XX Settembre, l’esposizione Verde sublime. Il parco Coronini Cronberg e la rappresentazione della natura tra Neoclassicismo e romanticismo si propone di ricostruire la storia del Parco voluto dal conte Alfredo Coronini, seguendone l’evoluzione tramite fotografie e documenti d’epoca conservati nell’Archivio Storico Fotografico Coronini Cronberg e nell’Archivio di Stato di Gorizia. Per la prima volta, inoltre, sono esaminati anche gli interventi più recenti, eseguiti dopo la morte del conte Guglielmo Coronini, a cominciare dall’importante ruolo avuto dal professor Luciano Viatori, a cui si deve in particolare la sistemazione della zona intorno alla piscina, denominata in suo ricordo “Giardino Viatori”, fino ai lavori di messa in sicurezza e pulitura degli ultimi anni, effettuati sulla base di un preciso progetto a lungo termine, finalizzato a restituire al Parco la sua essenza originale di giardino paesaggistico. Allo stesso tempo, attingendo alle opere conservate nelle collezioni Coronini, ma anche ma anche a quelle di alcuni importanti enti della Regione, si intende illustrare come l’immagine della natura che, tra l’età neoclassica e quella romantica, sta all’origine dei giardini paesaggistici all’inglese, trovi riflesso nella contemporanea rappresentazione artistica del paesaggio. L’esposizione è visitabile da mercoledì a venerdì dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 18, sabato e domenica dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 19. Biglietti: intero € 5,00; ridotto studenti € 3,00; gratuito bambini fino ai 10 anni, disabili. Visite guidate: € 3,00 a persona (solo su prenotazione per gruppi di almeno 10 persone). Informazioni: www.coronini.it; info@coronini.it; tel. 0481/53348.

La realizzazione del Parco Coronini negli ultimi decenni del XIX secolo da parte del conte Alfredo Coronini Cronberg si inserisce in un momento storico ben preciso, quello in cui Gorizia, coltivando l’ambizione di presentarsi come “Nizza austriaca”, ossia come centro di villeggiatura per i ricchi pensionati dell’impero austroungarico, vide un generale fiorire di parchi e giardini, pubblici e privati. Ma la scelta del conte Alfredo di sistemare la vasta area prospiciente il suo Palazzo secondo i criteri di un giardino paesaggistico all’inglese, suggeritagli da diversi illustri modelli, a cominciare dal Parco di Miramare, ha radici molto più lontane. Risale infatti al XVIII secolo l’affermazione di un nuovo approccio nei confronti della natura e del paesaggio, che portò in Inghilterra alla nascita di quello che venne definito giardino paesaggistico all’inglese, destinato a soppiantare i giardini formali di età rinascimentale e barocca. 

Molteplici furono le suggestioni che favorirono tale trasformazione: tanto per cominciare quella dei paesaggi classici di pittori come Claude Lorrain e Nicolas Poussin, amati e collezionati dalla nobiltà di oltremanica, e quella dei giardini orientali, in particolare cinesi, descritti dai viaggiatori europei e ammirati per la loro “disordinata bellezza”. Sul finire del Settecento, questa rappresentazione della natura, fatta di scorci suggestivi e visuali emozionanti e inaspettate, per ragioni diverse, risultò particolarmente congeniale anche al nascente pensiero romantico, fondato sul sentimento del “sublime”, ovvero quel misterioso e affascinante insieme di sensazioni che è possibile provare solo di fronte a certi grandiosi spettacoli naturali.

Non a caso i pittori del Romanticismo, da Turner a Friedrich, si espressero anzitutto nella pittura di paesaggio, inteso non più come nostalgica rievocazione classica, ma come uno spettacolo sempre diverso, vivo ed emozionante, fatto di varietà, spontaneità, luce e colore.

Allo stesso tempo l’Ottocento fu anche il secolo nel quale si assistette a un crescente interesse per la botanica, sollecitato dal continuo arrivo in Europa di nuove specie provenienti da ogni parte del mondo e rinvenute durante le spedizioni scientifiche. Fu così che piante e fiori invasero il settore delle arti, non solo la pittura, con le amatissime nature morte di fiori e frutti, ma anche in particolare le arti decorative. La passione per i decori floreali, tuttavia, fu fortemente alimentata anche da un altro fenomeno tipico del XIX secolo, il “linguaggio dei fiori”, ovvero l’insieme dei significati simbolici attribuiti ai fiori e che, con le loro implicazioni sentimentali erano ampiamente utilizzati nell’ambito nella poesia, nei libri di ricordi e nei biglietti di auguri.

Il sentimento della natura e il senso del pittoresco che pervadono l’ultima parte del XVIII secolo trovano una stretta corrispondenza nei disegni della campagna romana di artisti neoclassici come l’architetto triestino Pietro Nobile (già del Polo Museale e ora di proprietà della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio del Friuli Venezia Giulia) e il pittore goriziano Francesco Caucig, che fecero entrambi tappa nella Città Eterna, come tutti i più importanti artisti europei, per completare la loro formazione. Della nuova pittura di paesaggio di gusto romantico sono invece testimonianza i dipinti inglesi, copie d’epoca da opere di William Turner e Richard Parker Bonington acquistati dal conte Guglielmo Coronini, la produzione del cormonese Giovanni Battista Bernardelli con i due dipinti in deposito presso i Musei Provinciali di Gorizia, ma anche i quieti paesaggi montani tanto diffusi in epoca Biedermeier di cui offrono testimonianza le vedute montane del goriziano Anton Pich della Fondazione Cassa di Risparmio di Gorizia.

L’ultima sezione della mostra intende invece indagare l’importanza dell’interesse per i fiori e la botanica tra Settecento e Ottocento, quando gli ornamenti floreali divennero popolarissimi. Tale successo dipese anche dal fatto che, soprattutto nel corso del XIX secolo la botanica, diffusa dai numerosi periodici illustrati, entrò significativamente a far parte anche dell’educazione delle giovani donne, per le quali lo studio e la riproduzione pittorica delle piante era considerata un’occupazione particolarmente appropriata.

Di tale attività, tra l’amatoriale e lo scientifico, resta testimonianza nei delicati acquerelli a tema floreale e nelle composizioni di fiori secchi custoditi in alcuni album di ricordi dell’Ottocento, provenienti dalle collezioni della famiglia Coronini. Non bisogna poi dimenticare che nel periodo romantico le implicazioni sentimentali e simboliche di cui venivano investiti i fiori, considerati come i vocaboli di un “linguaggio” segreto, favorirono il loro ampio utilizzo nell’ambito delle arti decorative. Ne sono testimonianza i gioielli, le ceramiche e i colorati vetri Biedermeier, provenienti non solo delle collezioni Coronini, ma anche delle collezioni Garzolini e Cappellani di Trieste. Senza dimenticare infine l’importanza, assai maggiore rispetto ad oggi, che avevano come ornamento della persona, sia per gli uomini che per le donne, che amavano indossarli sugli abiti o tra i capelli, come bene illustrano i ritratti dei Musei Provinciali di Gorizia e della  Galleria d’arte antica di Trieste.

La mostra, curata da Cristina Bragaglia, e di cui il Segretariato regionale del Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo per il Friuli Venezia Giulia è partner istituzionale, si avvale della collaborazione del Polo Museale del Friuli Venezia Giulia, della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio di Stato di Gorizia, dei Musei Provinciali di Gorizia (Servizio Musei e archivi storici di ERPAC), dell’Archivio di Stato di Gorizia, della Fondazione Cassa di Risparmio di Gorizia, dell’associazione Italia Nostra Sezione di Gorizia e della Società di Minerva di Trieste. Gode inoltre del patrocinio della Regione autonoma Friuli Venezia Giulia e del Comune di Gorizia ed è stata realizzata grazie al contributo della Regione autonoma Friuli Venezia Giulia e della Fondazione Cassa di Risparmio di Gorizia, e con il contributo di TechoAlarm Gorizia e con il sostegno del Rotary Club Gorizia.