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Un’altra città, incontro “Porto vecchio, impresa collettiva” lunedì 2 dicembre a Trieste

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TRIESTE – Porto vecchio, periferie cittadine, crisi industriali e prospettive occupazionali, immigrazione e integrazione sociale, rigenerazione di aree pubbliche per una vita urbana finalmente “sostenibile”. Non da ultimo, quelli che potremmo definire buchi neri: ovvero gli spazi incompiuti, abbandonati o sottoutilizzati che costellano la città, evidenziando scelte urbanistiche e di sviluppo che non sono andate a buon fine. Sono solo alcuni dei temi centrali per un confronto serio legato al presente così come al futuro, a breve medio e lungo termine, di Trieste: disegnare la città intorno alle esigenze dei cittadini, anziché subire nella pianificazione del territorio le logiche del mercato e dei privati, è senz’altro compito delle istituzioni pubbliche, di fronte a scelte cruciali per lo sviluppo. Quale triestino potrebbe disinteressarsi delle prospettive di un’area cittadina strategica, che può creare nuovi posti di lavoro, nuovi spazi verdi e sostenibili per il tempo libero, nuovi luoghi di crescita di socialità e cultura? «Sono molte, oggi, le scelte che a Trieste si connettono col futuro del Porto Vecchio: eppure la sensazione spiegano i cittadini riuniti nella rete civica Un’altra città, che compie un anno proprio in questi giorni è di una comunicazione inadeguata, da parte dell’Ente pubblico, sui temi del futuro del Porto Vecchio a cominciare dalla Società di gestione preposta ad occuparsene, ripetutamente annunciata come di imminente costituzione. Ma dietro alle poche informazioni che trapelano dai titoli di giornale si nota fin d’ora un’assenza ingombrante: quella delle donne e degli uomini che ogni giorno vivono Trieste, con i loro bisogni, le loro aspettative, i loro desideri e le loro paure. Fino ad oggi, l’Amministrazione Comunale non ha inteso informare né tantomeno coinvolgere la cittadinanza su alcuna delle decisioni da prendere sul Porto vecchio e che saranno cruciali per il futuro dell’intera città».

Proprio perchè il Porto Vecchio e la sua gestione siano concepiti come una Impresa collettiva che permette ai triestini di avere voce in capitolo su scelte cruciali che investono il loro futuro, Un’altra città organizza a Trieste lunedì 2 dicembre 2019 l’incontro pubblicoPorto vecchio, impresa collettiva”, in programma dalle 17.30 nella Sala Giubileo (Riva 3 Novembre, 9), ovviamente con accesso libero per tutti gli interessati, fino ad esaurimento dei posti disponibili. L’incontro è curato, in particolare, dagli architetti e urbanisti facenti parte del Tavolo di lavoro e confronto “Qualità dell’Ambiente urbano e Porto Vecchio”, attivato da un’Altra città.

«Il Porto Vecchio, e lo sviluppo di Trieste – spiegano le persone che negli scorsi mesi hanno animato il tavolo – sono, in sé, imprese collettive. Ci stiamo organizzando per ricordarlo a chi amministra la città, per fare in modo che sempre più persone possano essere partecipi delle scelte che possono influenzare, positivamente o negativamente, la vita quotidiana delle triestine e dei triestini. «Crediamo che la partita del riutilizzo dell’area del Porto Vecchio non possa non tenere conto delle esigenze di una città in calo demografico, costellata da crisi industriali, sempre più slegata tra centro e periferie, nella quale si continua a consumare suolo a fronte di un numero altissimo di edifici inutilizzati. Pensiamo anche che la prospettiva del recupero del Porto Vecchio sia un’occasione storica per riallacciare legami tra Trieste, il suo entroterra naturale e l’Alto Adriatico, in un’ottica di relazioni pacifiche e di cooperazione».

Attraverso l’incontro Porto vecchio, impresa collettiva”, prima ancora di costruire risposte all’altezza delle sfide tratteggiate, saranno condivise con più cittadini possibile le domande giuste, spiegano gli organizzatori dell’incontro. Ne anticipano alcune: Quale relazione si può costruire tra interessi privati e interessi pubblici nel recupero dell’area? Quali ricadute avrà questo auspicabile “equilibrio” di interessi sull’utilizzo pubblico e sulla riappropriazione collettiva del Porto Vecchio, così come sulla qualità degli spazi pubblici? È possibile immaginare un Porto Vecchio autosufficiente, che concretizzi la transizione ecologica di cui c’è sempre più urgenza? Porto Vecchio sarà verde, a fronte di un centro città asfittico? E quale tipo di accessibilità dall’esterno e mobilità interna ci si immagina per quell’area incastonata tra Adriatico e Carso? Sarà favorita la pedonalità e la ciclabilità o sarà l’ennesimo spazio invaso dalle auto? È possibile immaginare usi temporanei dei magazzini che prendano piede in attesa dell’inevitabilmente lungo recupero completo dell’area? Il Porto Vecchio sarà uno spazio in cui l’alta formazione, la ricerca, l’arte e la cultura generano nuove economie? Riuscirà cioè a generare nuova occupazione di qualità? Quale sarà il peso dello sviluppo turistico? E che tipo di residenza si immagina di insediare nell’area, e con quali servizi a supporto della stessa?

Queste sono solo alcune delle domande che l’incontro pubblico “Porto vecchio, impresa collettiva” porterà all’attenzione dei partecipanti, «perchè le risposte possano essere frutto di un processo collettivo, di interrogazione e ascolto in città, nei rioni, con gli enti culturali e scientifici, le organizzazioni, le associazioni e i comitati attivi a Trieste, le tante e i tanti che esprimono preoccupazione e speranza per il futuro della città».

L’incontro pubblico “Porto vecchio, impresa collettiva” verrà introdotto da Giulio Lauri e si aprirà con due comunicazioni di Lucia Krasovec – Lucas e di William Starc per mettere sul tappeto le questioni portanti, e cioè la consistenza dell’area del Porto Vecchio in relazione con l’area della città e le opportunità e i rischi dei diversi approcci ipotizzabili per la sua trasformazione, inframmezzate da una panoramica di Roberto Dambrosi su alcuni dei buchi neri presenti nel tessuto urbano della città. La seconda parte dell’incontro, coordinata da Riccardo Laterza e Gaia Novati, sarà dedicata alla partecipazione attivadei cittadini intervenuti, a cui verrà chiesto di scegliere uno dei diversi Tavoli di lavoro e confronto, che avranno il compito di approfondire i vari temi e che cominciano ad essere una costante del modo di lavorare di un’altra città.

In questi mesi, infatti, la rete civica ha promosso più Tavoli di confronto e riflessione dei cittadini sui temi di interesse diffuso: dalle migrazioni, alle periferie sociali, dall’Ambiente alle diseguaglianze sociali. Con l’incontro del 2 dicembre l‘obiettivo della Rete è quello di aprire un confronto permanente non solo sulle future destinazioni d’uso del Porto Vecchio in rapporto allo sviluppo della città, ma anche, in una visione prospettiva complessiva, sulle scelte legate ai quartieri e alle periferie e in generale sugli obiettivi di rigenerazione urbana di Trieste, da individuare attraverso un metodo che consenta di aprire spazi reali di partecipazione dei cittadini alle decisioni sul futuro della città. un’Altra città si è costituita proprio per mettere in comunicazione fra loro, e valorizzare nella vita pubblica, i tanti microcosmi che concorrono alla ricchezza sociale della città, ovvero le tante buone pratiche presenti a Trieste nei campi della solidarietà, dell’accoglienza, della partecipazione alla vita pubblica, della cultura, della cura dell’ambiente, della salute, dell’attenzione al futuro delle nuove generazioni. Temi sui quali è essenziale la partecipazione dei cittadini e la condivisione delle necessità, delle urgenze, delle aspettative delle persone nella res publica.