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A vent’anni dalla prima uscita in sala, torna in versione originale restaurata The Dreamers di Bernardo Bertolucci. Al Visionario di Udine e Cinemazero di Pordenone

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A vent’anni dalla prima uscita in sala, The Dreamers di Bernardo Bertolucci torna in versione originale restaurata al Visionario di Udine lunedì 8 alle 20:45, martedì e mercoledì alle 15:00 e alle 20:45 e a Cinemazero di Pordenone lunedì 8 gennaio alle 18:15, martedì 9 alle 20:45 con introduzione critica di Paolo D’Andrea, e mercoledì 10 gennaio alle 20:45. Il film con Michael Pitt, Louis Garrel ed Eva Green è stato restaurato in 4K dalla Cineteca di Bologna, a partire dal negativo originale, sotto l’egida della Fondazione Bernardo Bertolucci.

Parigi, primavera 1968: due gemelli ventenni, Isabelle e Théo, stringono amicizia con uno studente californiano, Matthew, durante una manifestazione davanti alla Cinémathèque française contro il licenziamento del mitico direttore Henri Langlois. Approfittando dell’assenza dei genitori, i gemelli invitano il nuovo amico a casa. Nell’appartamento borghese, i tre si ritrovano per la prima volta completamente esenti dall’autorità parentale e quindi liberi di agire come vogliono. Théo e Isa fissano subito le regole di uno strano quiz cinefilo, allo stesso tempo innocente e perverso, che li porta a esplorare i limiti della propria identità emozionale e sessuale. L’eccitazione dei sensi e delle menti va crescendo, finché Matthew si ribella, minacciando di rovesciare il rapporto di forza che lo oppone ai gemelli…

Del film diceva Bernardo Bertolucci: «L’atto del citare è il contrario della sterilità e dell’inautenticità: ha la stessa dignità di un’educazione sentimentale. Noi dicevamo spesso che avremmo voluto dare una macchina da presa a chiunque. Io lo penso ancora, così ognuno potrebbe raccontare il proprio, di Sessantotto. Il film è diretto più ai giovani, che allora non c’erano. Vorrei avere una macchina del tempo per poterli condurre in quell’epoca. Io non sono interessato ai film prettamente storici, non avevo intenzione di fare un docudrama: volevo, piuttosto, dare vita a un contagio e dire ai ragazzi di oggi che, se era giusto ribellarsi allora, lo è anche adesso. Nel film, la politica viene dopo la libertà e il sesso, perché il ’68 non era solo politica».