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MERCOLEDì 3 APRILE 2024 AL TEATRO ORAZIO BOBBIO: “CESCO, IL TEATRO DELLA POESIA (DIECI ANNI CHE CI MANCHI)” – Serata evento dedicata a Francesco Macedonio, fondatore della Contrada

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Trieste  – A dieci anni dalla scomparsa La Contrada rende omaggio a Francesco Macedonio, con una serata speciale a ingresso libero, mercoledì 3 Aprile, alle 20.30, al Teatro Orazio Bobbio, dal titolo “Cesco, il Teatro della Poesia (dieci anni che ci manchi). Noto agli amici e ai colleghi come “Cesco”, regista e autore teatrale, è stato Direttore artistico del Teatro La Contrada per 38 anni, fin dalla sua fondazione. Oltre agli amici di una vita, Orazio Bobbio e Ariella Reggio, Francesco Macedonio ha diretto alcuni tra i più bei nomi del teatro italiano (Paolo Ferrari, Maria Paiato, Cochi Ponzoni, Piero Mazzarella, Isa Barzizza, Roberto Herlitzka, Valeria Valeri, Johnny Dorelli, Antonio Salines, Gianluca Guidi e tanti altri).

Uomo sensibile, coltissimo e dal carattere schivo, amante della letteratura e del cinema, ha diretto e formato un’intera generazione di giovani attori, prima presso la Scuola Galante Garante Garrone di Bologna e in seguito gli oltre sessanta ragazzi diplomatisi all’Accademia Teatrale “Città di Trieste”, la scuola di teatro della Contrada. Macedonio è stato un maestro, in molti modi diversi, per tutto l’ambiente culturale della nostra regione. In questa speciale occasione amici e colleghi lo racconteranno tra aneddoti, letture, video e momenti di spettacolo che ripercorreranno anche la storia della Contrada.

Dopo il saluto iniziale di Livia Amabilino, presidente della Contrada, saliranno sul palcoscenico Ariella Reggio, Gloria Sapio, Marzia Postogna, Zoe Pernici, Carlo Moser, Adriano Giraldi, Maurizio Repetto, Andrea Germani, Maurizio Zacchigna, Davide Calabrese. Il prof. Paolo Quazzolo modera questa speciale serata commemorativa che vedrà la presenza della figlia Marta Macedonio e sarà impreziosita dall’intervento del giornalista e critico teatrale Roberto Canziani.

E a parlare, fra tutti, Cesco, attraverso i suoi testi e gli spettacoli restituiti attraverso filmati video. A raccontare l’artista, ma anche l’uomo, molte fotografie d’epoca, alcune del tutto inedite, recuperate per l’occasione e che saranno proiettate al Bobbio per la prima volta. Un omaggio affettuoso a colui che tanto ha dato al mondo del teatro, proprio lì, sul palco del Bobbio, nella cui platea ha seguito gli allestimenti dei suoi spettacoli e dove ha ricevuto gli applausi e gli apprezzamenti del suo pubblico.

Regista e autore teatrale, Francesco Macedonio nacque a Idria, presso Gorizia, da una famiglia di musicisti. L’interesse per il teatro emerse assai presto, anche attraverso gli spettacoli cinematografici e teatrali che egli, ancora ragazzino, ebbe occasione di vedere a Gorizia. Dopo la fine della guerra, fondò, sempre a Gorizia, una compagnia teatrale per la quale svolse mansioni di regista. Nel 1967 il Teatro Stabile del Friuli-Venezia Giulia gli chiese di mettere in scena un testo di Vittorio Franceschi, Gorizia 1916, interpretato dallo stesso Franceschi. Dopo le prime esperienze a Trieste, Macedonio divenne il regista stabile del Teatro del Friuli-Venezia Giulia, dirigendo la compagnia dei “dodici”, gli attori che per numerosi anni costituirono il gruppo di riferimento fisso per gli allestimenti di produzione. Fra gli spettacoli allestiti, Sior Todero brontolon con Corrado Gaipa, Il mio Carso, Avvenimento nella città di Goga con Gabriele Lavia, Casa di bambola, L’idealista con Corrado Pani, Vecchio mondo con Lina Volonghi, I rusteghi, oltre alla trilogia in dialetto triestino di Carpinteri e Faraguna Le Maldobrie, Noi delle vecchie province e L’Austria era un paese ordinato interpretata, fra gli altri, da Lino Savorani: uno dei successi più grandi nella storia teatrale triestina recente.

Nel 1976, assieme agli attori Orazio Bobbio, Ariella Reggio e Lidia Braico, Macedonio fondò il Teatro Popolare La Contrada, del quale è stato direttore artistico per 38 anni. In tale veste ha messo in scena decine e decine di spettacoli, spaziando dal teatro in dialetto triestino a quello in lingua italiana, dal repertorio brillante a quello drammatico, sino a numerose regie per il teatro ragazzi. Autore di testi teatrali e adattamenti di racconti e romanzi, prediligeva la cultura e gli scrittori triestini, di cui era attento conoscitore. Tra i numerosi allestimenti, vanno ricordati El mulo Carleto e El serpente de l’Olimpia di Roberto Damiani ispirati alla figura e alle opere di Angelo Cecchelin; L’Americano di San Giacomo, Un nido di memorie, L’ultimo carneval e I ragazzi di Trieste di Tullio Kezich; Classe di ferro di Aldo Nicolaj; Due paia di calze di seta di Vienna di Carpinteri e Faraguna, ripreso per cinque edizione dal 1986 al 2013; Ballando con Cecilia e Capriole in salita di Pino Roveredo; Ecco un uomo libero! di Tom Stoppard, nonché una nuova edizione de I rusteghi.  Fra i suoi ultimi successi, Sariandole e Tramachi di Roberto Curci, I ragazzi irresistibili di Neil Simon, con Johnny Dorelli e Antonio Salines, Il gatto in tasca di Feydeau, Il divo Garry di Noël Coward, Fuori i secondi e Svola cicogna di Enrico Luttmann, Maldobrie di Carpinteri e Faraguna.

Fra i numerosi premi e riconoscimenti ricevuti, nel 2012 ha vinto il Premio Flaiano per la regia di Gin Game di Coburn, con Valeria Valeri e Paolo Ferrari. Il lungo sodalizio artistico con personaggi come Sergio D’Osmo, Fabio Bergamo e, negli ultimi anni, Massimiliano Forza ha dato vita ad alcune fra le più belle pagine della scena teatrale. La grande amicizia con Tullio Kezich ha regalato al teatro regionale una acclamatissima “trilogia” della Trieste a cavallo della Seconda Guerra Mondiale. Nell’ottobre del 2013, a grande richiesta di pubblico, era tornato a dirigere la compagnia della Contrada nel testo più amato dal pubblico triestino, Due paia di calze di seta di Vienna di Carpinteri e Faraguna, che si è riconfermato ancora una volta un grande successo. Proprio per questo spettacolo, per la prima volta in tanti anni di carriera, Macedonio non si era presentato in proscenio a ricevere gli applausi del pubblico, né alla prima di Trieste, né a Gorizia, la sua città.  Il 1 aprile 2014 si spense l’uomo, ma non la sua luce.