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Confindustria Udine, report scenari economici FVG 2023

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Secondo le analisi dell’Ufficio Studi di Confindustria Udine su dati Prometeia aggiornati a luglio, l’andamento del PIL del FVG, anche se in rallentamento rispetto al 2022, è atteso in crescita dell’1,1% nel 2023, 0,3 punti percentuali in più rispetto allo scenario delineato lo scorso aprile.

A fronte degli shock inaspettati degli ultimi anni, l’economia regionale ha mostrato una notevole capacità di resistenza e reazione, superiore a quella della Germania, principale mercato di riferimento per le nostre aziende, che è entrata negli ultimi due trimestri in recessione tecnica.

Già alla fine del 2021 il prodotto interno lordo regionale, con un rimbalzo del 6,1%, aveva recuperato gran parte del crollo registrato nei mesi successivi allo scoppio della pandemia. Ha poi continuato ad espandersi lo scorso anno, nonostante le difficoltà conseguenti alla guerra in Ucraina, con un incremento del 4%, beneficiando della marcata ripresa delle costruzioni, sostenute dagli incentivi fiscali, dai crescenti flussi turistici e da un contesto migliorato negli ultimi mesi grazie ad un rapido calo dei prezzi energetici, a cui ha contribuito, in parte, una veloce diversificazione delle forniture di gas.

Il mercato del lavoro ha pienamente riassorbito il forte calo dell’occupazione, superando già nel 2022 le 520 mila unità, con un tasso di occupazione pari al 68.5% (75% maschile, 61.9% femminile), record di sempre e tra i più alti in Italia. In calo il tasso di disoccupazione, che dovrebbe scendere quest’anno al 4,5%.

Nonostante l’aumento dei tassi, gli investimenti fissi lordi, dopo l’ottima performance dello scorso biennio (+19,1% nel 2021 e +8,5% nel 2022) potrebbero espandersi di 2,1 punti percentuali nel 2023, per poi calare il prossimo anno. La progressiva soppressione del superbonus sarà solo in parte compensata da altre agevolazioni per il mercato immobiliare residenziale e dagli investimenti previsti dal PNRR per i quali, tuttavia, si prevede un impulso addizionale ulteriormente ridimensionato a seguito delle difficoltà operative di attuazione del piano.

Si dovrebbero mantenere positivi anche nel 2023 i consumi delle famiglie, +0,9%, grazie all’ulteriore calo dell’inflazione associata ad un graduale recupero delle retribuzioni.

Il contributo dell’export, dopo la decisa crescita del 2022 (+9,9% la variazione in volume), continuerà ad essere fondamentale: lo scorso anno le esportazioni sono risultate pari al 52,5% del Pil, contro una media del Nord Est del 44,6% e nazionale del 32,7%.

Dal lato dell’offerta, quest’anno le costruzioni (+3,8% la variazione tendenziale del valore aggiunto) e i servizi (+2,1%) dovrebbero continuare ad espandersi, mentre l’industria potrebbe registrare una leggera flessione (-1,9%).

La manifattura regionale, che occupa il 30% degli addetti complessivi delle imprese, rimane in ogni caso il comparto che ha registrato la maggiore crescita della produttività, ovvero dal rapporto del valore aggiunto rispetto alle unità di lavoro. La manifattura, nel dettaglio, è cresciuta negli ultimi 14 anni (dal 2008 al 2022) dell’11%, mentre agricoltura e servizi, con un +5%, sono migliorati meno della media regionale, +6%.

Questa maggiore capacità di produrre valore della manifattura potrebbe diventare il perno intorno a cui costruire un’idea di futuro della regione e renderla maggiormente attrattiva.

L’ECONOMIA DEL FVG

(variazioni percentuali su anno precedente su dati concatenati; valore %)

 

2018 2019 2020 2021 2022 2023 2024
Prodotto interno lordo 1,6 0,9 -8,4 6,1 4,0 1,1 0,9
Spesa per consumi delle famiglie 1,2 0,2 -10,5 5,5 5,3 0,9 1,0
Investimenti fissi lordi 2,1 0,0 -9,0 19,1 8,5 2,1 -0,2
Tasso di disoccupazione 6,8 6,2 5,8 5,8 5,3      4,5 4,8

 

Elaborazione Ufficio Studi Confindustria Udine su dati Istat e stime Prometeia – luglio 2023

 

GLOSSARIO:

Il PIL può essere misurato sia dal lato degli acquirenti (domanda) sia da quello dei produttori (offerta).

La misurazione del PIL dal lato della domanda esplicita le diverse componenti della spesa. Il PIL si ottiene sommando i consumi, gli investimenti fissi lordi e le esportazioni nette, ovvero le esportazioni meno le importazioni, tecnicamente chiamato saldo commerciale.

La misurazione del PIL dal lato dell’offerta consiste nel sommare l’apporto al PIL del Paese fornito da tutte le imprese. il Pil è pari alla somma del valore aggiunto delle varie branche di attività economica, aumentata delle imposte sui prodotti, compresa l’Iva e le imposte sulle importazioni, al netto dei contributi ai prodotti

Variazioni su valori concatenati con anno di riferimento 2015: il concatenamento fornisce una misura dell’aggregato economico in termini di volume, ossia al netto della dinamica dei prezzi ad esso sottostanti

Variazione acquisita annuale: è quella che si otterrebbe in presenza di una variazione congiunturale nulla nei restanti trimestri dell’anno.