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Dino Feragotto, vicepresidente di Confindustria Udine con delega all’Innovazione

Digitalizzazione imprese a un buon livello: 6 su 10 hanno sviluppato prodotto smart. L’analisi dei Digital Innovation Hub di Confindustria, presente anche il DIH Udine, presentata a Roma

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La maturità digitale delle imprese è ad un buon livello: tocca quasi la media di 3 (2,85) in una scala da 1 a 5 (massima maturità digitale). Tuttavia, la dimensione delle imprese valutate è una variabile molto importante: il livello di digitalizzazione, infatti, aumenta al crescere delle dimensioni e questo significa che per le imprese più piccole il processo di innovazione è più lento, soprattutto per carenza di competenze.

Sono questi i principali risultati emersi da un’analisi realizzata dai Digital Innovation Hub di Confindustria – la rete di 23 hub a livello regionale con sede presso le associazioni di Confindustria, che ha l’obiettivo di diffondere le competenze digitali alle imprese, con focus sulle pmi – attraverso un test del Politecnico di Milano su un campione composto per il 58% da micro-piccole imprese e per il 42% da medio-grandi. Più dei 2/3 delle realtà analizzate sono localizzate al nord, con una netta prevalenza nel Nord-Ovest, un quinto nel Sud e isole e il restante 11% al Centro. I primi tre comparti per numerosità delle imprese analizzate (meccatronica e meccanica, metallurgia, chimica, gomma e plastica) rappresentano la metà del campione considerato e quasi un quarto appartiene al settore della meccatronica e meccanica. 

Questa ricerca è stata al centro del convegno “Economia dei dati e conoscenza. I Digital Innovation Hub e Confindustria insieme per imprese connesse e digitali”, che si è svolto oggi in Confindustria, a Roma, alla presenza dei vicepresidenti Maurizio Marchesini e Agostino, al quale hanno partecipato anche il vicepresidente di Confindustria Udine con delega all’Innovazione, Dino Feragotto e il direttore generale Michele Nencioni, in rappresentanza del DIH Udine.

DIH Udine, Digital Innovation Hub Udine “Data analytics & Artificial intelligence”, è uno dei 22 DIH nazionali della piattaforma confindustriale e aderisce al progetto regionale IP4FVG – Industry Platform FVG, la piattaforma regionale, aperta e inclusiva, per la digitalizzazione delle imprese del Friuli Venezia Giulia.

Il DIH Udine si caratterizza anche per una specializzazione del laboratorio dimostratore detto “Living Lab” presso l’Università di Udine sui temi dell’intelligenza artificiale e della raccolta, modellazione, analisi e visualizzazione dei dati relativi a processi e prodotti.


Se si osserva il livello di digitalizzazione delle imprese intervistate suddivise per settori emerge che, anche se con piccole differenze, i settori più avanzati (indice di poco superiore o prossimo a 3) sono: 1. Mezzi di trasporto, mobilità e logistica, 2. ICT, servizi digitali e innovativi, 3. Meccatronica e metalmeccanica. Seguono: Scienze della vita e farmaceutico, Chimica, gomma e plastica, agroalimentare, metallurgia, industria cartiera e del legno, tessile e moda, commercio, edilizia e costruzioni. Le imprese di tutti i settori hanno digitalizzato soprattutto le fasi di produzione e di ricerca&innovazione.

Dall’analisi sulla strategia aziendale emergono alcune criticità che evidenziano come sia necessario implementare la cultura aziendale e le competenze per la transizione:
– Poco meno di 1/3 delle imprese considera Industria 4.0 parte delle proprie strategie aziendali;
– Solo 4 imprese su 10 riconoscono, sviluppano e premiano le competenze di Industria 4.0;
– Per 7 imprese su 10 Industria 4.0 non coinvolge gli attori della catena di fornitura interna ed esterna
– Poco meno del 50% delle imprese mappate ritiene matura la propria cultura aziendale su Industria 4.0
– Più di 6 imprese su 10 hanno sviluppato uno smart product
– Le strategie di Industry 4.0 sono definite da più della metà delle imprese dalla proprietà e per il 30% dalla direzione generale

Con riferimento ai vincoli che limitano l’avvio di processi di trasformazione digitale, le imprese segnalano: mancanza di competenze (43%), costo degli investimenti (42%), cultura aziendale (29%), conoscenza del mercato (24%), scarsa propensione della filiera a integrarsi (18%), individuazione partner esterni (18%), conoscenza incentivi (13%), rischio insuccesso (9%), scarsa maturità del mercato (8%), sicurezza (7%), aspetti legali (3%).

Le imprese sono nel pieno della doppia transizione, green e digitale, che sono anche i due grandi driver che guidano gli investimenti e la competitività dell’Italia e dell’Europa e sono tra loro strettamente connesse – commenta Dino Feragotto. Per questo è essenziale accelerare sulla digitalizzazione e puntare allo sviluppo di un’Economia dei Dati, che valorizzi l’enorme mole di informazioni raccolte da imprese e pubbliche amministrazioni attraverso l’Internet of things, l’Intelligenza Artificiale e il Cloud. È l’evoluzione naturale del 4.0, ma va sostenuta con la creazione di adeguate competenze sia attraverso percorsi scolastici e universitari, sia con l’upskilling e il reskilling delle risorse umane già impiegate”.

“Il coinvolgimento delle PMI nei processi di innovazione, le competenze, gli investimenti in tecnologie 4.0, la creazione di una cultura digitale – conclude Feragotto – restano le priorità da affrontare. È poi evidente la necessità di accelerare sull’integrazione delle filiere che rappresentano la via italiana per la competitività e la transizione digitale ed ecologica del sistema produttivo: è proprio nelle filiere che tante piccole imprese trovano la strada per crescere. In questa cornice, vista la velocità dell’innovazione tecnologica, è fondamentale continuare a lavorare con una visione chiara, assicurando al sistema produttivo un Piano che ne supporti la competitività e un network di DIH che con il proprio know how continui ad affiancare le imprese in queste sfide”.