Al momento stai visualizzando Il regista Antonio Tibaldi presenta il documentario GORGONA al Visionario di Udine martedì 16 e a Cinemazero di Pordenone mercoledì 17 gennaio

Il regista Antonio Tibaldi presenta il documentario GORGONA al Visionario di Udine martedì 16 e a Cinemazero di Pordenone mercoledì 17 gennaio

  • Categoria dell'articolo:Pordenone / Udine
  • Autore dell'articolo:
  • Tempo di lettura:2 minuti di lettura

Pordenone / Udine, 11 gennaio 2024. La vita dentro un carcere unico al mondo, in mezzo al mare, dove gli uomini attraverso il lavoro cercano il proprio personale riscatto è quella raccontata in Gorgona, Miglior Documentario Italiano al Festival dei Popoli 2022. E sarà proprio il regista Antonio Tibaldi a presentare il film al Visionario di Udine martedì 16 gennaio alle 19.30 e il giorno seguente a Cinemazero di Pordenone alle 20.45.

L’isola-carcere Gorgona, a 19 miglia da Livorno, è l’ultima colonia penale agricola d’Europa. Su questo fazzoletto di terra una novantina di detenuti intraprendono un percorso rieducativo basato sul lavoro, dalla cura del bestiame alle attività nei campi. Per essere ammessi servono requisiti precisi: nessun legame con la criminalità organizzata, niente problemi di tossicodipendenza e una pena definitiva sufficientemente lunga da permettere di costruire un percorso rieducativo. L’occhio della telecamera conduce lo spettatore in un’immersione senza veli nella vita di cinque detenuti, tra il lavoro quotidiano, il rapporto con gli educatori e il loro difficile percorso, dentro un mondo dove la bellezza avvolge, come un sudario, i delitti e il dolore degli uomini. Il documentario restituisce con profonda umanità gesti e luoghi di un’isola e della sua comunità, impegnata in un processo di rieducazione e trasformazione in accordo col tempo lento della natura e le forme delle relazioni tra esseri umani e mondo animale. Uno sguardo di prossimità che rinuncia al giudizio, ponendosi in ascolto e sollevando domande su temi radicali come l’errore, la colpa, le responsabilità individuali e sociali e sulla possibilità di cucire i margini delle ferite”.