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L'intervento di Anna Mareschi Danieli, vicepresidente di Confindustria Udine

“Rendere Industria 5.0 una realtà per continuare ad essere competitivi”, questo l’obiettivo evidenziato nel convegno promosso dal Gruppo Terziario Avanzato di Confindustria Udine in collaborazione con IP4FVG e DIH Udine

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Industria 5.0 non è una rivoluzione tecnologica quanto culturale, un nuovo paradigma basato sulle persone e sull’ambiente, con la qualità della vita e la sostenibilità al centro del processo di produzione, con il supporto delle tecnologie dell’industria 4.0. Istruzione, formazione e competenze ne costituiscono i pilastri. Siamo nel pieno delle due transizioni digitale e verde e nessun settore resta esente da queste evoluzioni. Rendere l’Industria 5.0 una realtà non è soltanto una scelta etica, ma una necessità. Le industrie devono evolvere e abbracciare la transizione verde e digitale per continuare ad essere competitive. L’alternativa è andare fuori mercato e dunque perire”.

È quanto ha dichiarato la vicepresidente di Confindustria Udine, Anna Mareschi Danieli, aprendo, questo pomeriggio, nella Torre di Santa Maria, il convegno dal titolo “Industria 5.0: l’uomo protagonista della transizione digitale”: promosso dal Gruppo Terziario Avanzato di Confindustria Udine, in collaborazione con Industry Platform 4 FVG e Digital Innovation Hub Udine. 

“È possibile, anzi probabile – ha messo in guardia Mareschi Danieli -, che nel breve termine gli investimenti richiesti potrebbero esporre le industrie al rischio di perdere temporaneamente competitività rispetto a quelle che non investono ancora in Industria 5.0. Tuttavia, rischi maggiori per l’industria si materializzerebbero se non ci si impegnasse nella più ampia transizione della società verso la sostenibilità, la centralità dell’uomo e la resilienza, perdendo così competitività nel lungo periodo. Averne consapevolezza è il primo, necessario step. Poi, però, bisogna rimboccarsi le maniche e fare. Ma a questo siamo più che abituati”.

La finalità di questo convegno – ha confermato Mauro Pinto, capogruppo del Terziario Avanzato di Confindustria Udine – vuole essere quella di scuotere, segnalare in modo forte alla platea quali sono e quali potranno essere gli scenari presenti e futuri di un mondo lavorativo sempre più supertecnologico, robotizzato e digitale che ci si presenterà di fronte con tutta la sua forza dirompente e rivoluzionaria nell’arco di 15-20 anni, se non molto prima”.

 “Per questo motivo – ha continuato Pinto – credo che vada percepito e recepito con estremo interesse il paradigma dell’Industria 5.0 che considera il valore dell’impresa non più solo appannaggio degli azionisti, bensì di tutti i suoi stakeholders. Quello dell’industria 5.0 è infatti un mondo che ruota attorno al concetto di sostenibilità e che rimette l’uomo, e non la macchina, al centro dell’universo aziendale. Se consideriamo poi che alcune mansioni lavorative, in un prossimo futuro, saranno sempre più svolte dai robot, diventa determinante reimpostare ante tempus la convivenza uomo-macchina, basandola su parametri diversi. Gli scenari che si aprono davanti a noi lasciano supporre che tendenzialmente lavoreremo tutti di meno, godremo di una miglior qualità della vita e ragioneremo anche in un’ottica di reddito universale, ma solo a patto di rendere sostenibile e armoniosa la capacità dell’uomo di lavorare in sinergia con la macchina”.

Dal canto suo, Roberto Siagri, presidente della Cabina di Regia IP4FVG, ha portato le sue riflessioni con un intervento dal titolo “Tra industria e società 5.0: la rivoluzione uomocentrica”.

Siagri ha parlato di discontinuità “che altro non è che il passaggio dal modello di produzione industriale al modello di produzione digitale. Dal punto di vista dell’economia, questo significa passare dall’economia del prodotto all’economia del risultato (outcome economy); un’economia in cui quello che conta non è più il prodotto in quanto tale, ma i risultati o le prestazioni che si ottengono dall’uso del prodotto stesso; un’economia in cui tutte le cose diventano ‘servizio avanzato’ grazie all’introduzione di nuovi modelli di business che solo il digitale rende possibile attivare. Questo non solo consentirà di rispondere alla crescente domanda, da parte dei clienti, di personalizzazione e di soluzioni su misura, ma consentirà anche alle imprese di aumentare i profitti riducendo il prezzo d’uso per il cliente e limitando drasticamente gli impatti sull’ambiente”. 

“Si tratta – ha evidenziato Siagri – di un modello nuovo che crea un circolo virtuoso: si passa da un modello economico in cui qualcuno deve perdere, e di solito si fa perdere l’ambiente, a un modello in cui tutti vincono. Mi piace pensare l’Industria 5.0 e l’outcome economy come due concetti complementari, due facce della stessa medaglia, dove la tecnologia ha la funzione di riportare l’umano al centro, e dove l’economia circolare migliora il conto economico delle imprese e non è più un costo. Per attivare questo circuito virtuoso ci sono da formare nuovi tecnici IT. Il digitale è e sarà sempre di più importante in tutti i settori dell’economia, e già ora ci troviamo con una carenza generalizzata di competenze IT”. 

Siagri, a tale riguardo, ha ricordato che, secondo una ricerca del 2021, il 64% delle imprese affermava che la carenza di personale IT è la barriera più difficile da superare nell’adozione delle nuove tecnologie. Nel 2020 solo il 4% riteneva che l’ostacolo fosse legato al personale. Secondo altre stime, entro il 2030 potremmo trovarci, a livello mondiale, con 85 milioni di posti di lavoro vacanti, con mancati ricavi per le imprese stimati in 8,5 trilioni di dollari.

“In Italia, oggi gli ITS – ha concluso il presidente della Cabina di Regia IP4FVG – hanno un ruolo più che mai strategico per formare in tempi rapidi i nuovi tecnici dell’era digitale. Va dedicata da parte di tutti molta attenzione agli ITS Academy che, se ben usati, potrebbero di molto mitigare il problema della mancanza di tecnici. Esiste inoltre uno strumento ancora poco utilizzato, che è l’apprendistato di alta formazione”. 

Quindi, moderata dagli stessi Pinto e Siagri, è seguita una tavola rotonda in cui Gianmarco Capano, Plant Manager Marelli Automotive Lighting Italy Spa, Filippo Fontanelli, CTO Maddalena Spa, Matteo Pappalardo, CEO Interlaced Srl, e Mario Toniutti, AD Gruppo Illiria Spa, che hanno presentato dei casi aziendali di adozione, con successo, dei principi dell’industria 5.0, dopo aver introdotto modalità operative che allineano gli interessi dell’impresa con il benessere dei collaboratori, proprio grazie all’utilizzo delle nuove tecnologie.